13. “È stato un grande traduttore per 30 anni per il Vaticano”

Intanto non ha tradotto per il Vaticano, né ne è stato il “traduttore ufficiale”. Ha lavorato per pochi anni presso le Edizioni San Paolo, che sono, sì, una casa editrice cattolica, ma non quella ufficiale del Vaticano.

In un’intervista ha dichiarato di aver studiato ebraico con «20-25 lezioni serali» seguite da otto mesi come autodidatta:

Stefano Bigliardi, I nuovi antichi alieni di Mauro Biglino. Analisi di un fenomeno editoriale e culturale, p. 34.

L’intervista è stata riveduta e corretta da Biglino stesso:

Stefano Bigliardi, I nuovi antichi alieni di Mauro Biglino. Analisi di un fenomeno editoriale e culturale, p. 1.

Infatti, su due post su Instagram ha mostrato di aver sbagliato a scrivere, in media, una parola su quattro.

Ecco ciò che lui stesso ha postato sul suo profilo Instagram ufficiale (le correzioni in rosso e in bianco sono mie):

Errore di Biglino corretto
In un paio di occasioni scritto una lettera per un’altra (in bianco le lettere corrette). Inoltre, cosa a mio avviso ben più grave, ha sbagliato a scrivere “Genesi”, saltando una lettera (alef, א), scrivendo quindi ברשית invece del corretto בראשית.
1. Ha saltato il nome Aharon
2. Ha scritto due parole attaccate e ha dimenticato i maqqef tra le parole אל־כל־עדת
3. Ha scritto una lettera (ת) per un’altra (ה)
4. Ha saltato una lettera finale ה nel verbo נראה (“fu vista, apparve”)
5. Ha scritto le parole attaccate come se fossero tutt’una
6. La nun sofit (ן) sembra quasi una lamed (ל)
7. Ha dimenticato una waw nel plurale di שמות (lett. “Nomi”), il nome ebraico del libro dell’Esodo

Ha scritto diverse parole attaccate l’una all’altra, in altre parole ha saltato delle lettere, ha scritto più volte una lettera per un’altra e, cosa ancora più surreale, ha sbagliato a scrivere “Genesi” ed “Esodo”, che in teoria un esperto biblista dovrebbe conoscere molto bene.

Inoltre, in almeno uno dei suoi libri troviamo l’accento sistematicamente sbagliato sul termine ṣèlem.

Tselem 2
Tselem

Per evitare questo errore, gli sarebbe bastato leggere ciò che scrivono le grammatiche di ebraico:

A. Carrozzini, Grammatica della lingua ebraica, Genova-Milano 1820, p. 37

Quando ho fatto notare questa cosa, qualche fan di Biglino ha provato a minimizzare, ma in realtà si tratta di un errore da principianti:

G. Deiana, A. Spreafico, Guida allo studio dell’ebraico biblico, Roma 2000, p. 18.

A voler fare i pignoli, anche lo stesso modo di scrivere mostra una scarsa dimestichezza con la lingua. Ecco infatti il quaderno degli appunti di uno studente che si trova alla tredicesima lezione di ebraico (come è scritto in alto a destra):

Le lettere sono chiare e leggibili e, soprattutto, non si confondono l’una con l’altra.

Qui non si tratta di semplice grafia diversa. In più di un’occasione, Biglino ha mostrato di confondere una lettera con un’altra. Il che, secondo me, mostra una scarsa familiarità con la lingua.

Mi si obietterà: «Ma intanto lui è stato traduttore! Come ha fatto a lavorare per le San Paolo?». In un’email delle edizioni San Paolo si rivela che fu preso per cooptazione e tramite conoscenze personali.

Leggiamo il frontespizio di una delle opere in cui ha collaborato:

Come si legge nell’immagine qui sopra, c’è scritto chiaramente che il testo italiano è preso da altre edizioni: «Testo italiano della Nuovissima Versione della Bibbia e di Mons. Gianfranco Ravasi». Qui di seguito c’è scritto pure che sulla «stesura provvisoria della versione interlineare» (che peraltro non vuol dire “traduzione”) si è dovuto «lavorare di lima», qualunque cosa significhi.

Biglino - San Paolo 1

Lungi dall’essere «traduttore ufficiale del Vaticano per oltre trent’anni» (come ho sentito dire più volte) la sua collaborazione presso le edizioni San Paolo sarà durata al massimo un decennio, dato che dice di aver cominciato a studiare a 50 anni, cioè nel 2000 e che il suo primo libro a tema paleoastronautica è uscito nel 2010. In realtà i due volumi sono apparsi nell’arco di due anni (2008-2009), per cui davvero non si capisce da dove venga fuori la cifra di trent’anni che ho visto spuntare fuori diverse volte, tra cui sulla sua pagina Facebook ufficiale.

Ad ogni modo, l’aver curato delle traduzioni interlineari non è per niente attestazione di una vasta o profonda conoscenza della lingua ebraica. Infatti, lo si fa come esercizio al primo anno di università! Giusto per avere un’idea della proporzione tra la sua “formazione”: calcolando una lezione a settimana, 20-25 ore di lezione uno studente le fa in un semestre, per cui già un laureato alla triennale ha una preparazione sei volte maggiore di quella di Biglino. Con buona pace di quei suoi seguaci che, calunniandomi, mi rinfacciavano di essermi fermato alla triennale, anche se la loro non fosse una menzogna spudorata, avrei comunque fatto sei volte le lezioni di ebraico che ha fatto il loro paladino. Se a questo si aggiunge che all’università non si studia solo la lingua in sé, ma si fanno anche lezioni sulla storia, sulla cultura, sulla filologia e su tutta una serie di discipline che non sono neanche menzionate nel curriculum di Biglino, va da sé che anche un laureato alla triennale possiede delle competenze incomparabilmente più vaste e più solide di quelle di uno che si è improvvisato ebraista a 50 anni. Se si aggiunge, inoltre, che gli studiosi accademici non si fermano certo alla triennale, ma proseguono per altri due anni di magistrale, più tre di dottorato di ricerca, più anni di ricerca post-dottorato, allora si può forse avere un’idea della superficialità della preparazione di colui a cui piace farsi passare per professore.

Mi si può obiettare (come è stato fatto) che non è necessario avere il “pezzo di carta” per avere delle conoscenze approfondite. Giusto, ma il problema è che quelle conoscenze approfondite non dimostra proprio di averle, infatti commette diversi errori e mostra poca dimestichezza con la lingua quando pronuncia o translittera diversi termini ebraici quali ṣelem o nikoaḥ o kavod. Quest’ultimo, ad esempio, lo ha sempre scritto e pronunciato come kevod finché qualcuno non gli fece notare l’errore. A riprova di ciò, invito il lettore scettico a chiedere allo scrittore se è in grado di leggere il Talmud o altri testi non vocalizzati, che è una cosa che si impara al secondo anno di università. Tradurre per l’ennesima volta il libro che è il più tradotto al mondo e che è scritto con le vocali in modo che anche un bambino riesca a leggerlo correttamente non mi sembra un chissà quale risultato accademicamente rilevante, se comparato con la ricerca accademica che si occupa di testi, anche manoscritti, per lo più inediti, quasi sempre non vocalizzati e troppo spesso frammentari o con lacune.

Ricapitolando:

Insomma, nulla fa pensare che le sue conoscenze di ebraico siano così avanzate al punto di poter addirittura di “riscrivere la storia”. Anzi, diversi elementi fanno pensare, piuttosto, che il suo livello di ebraico sia del tutto compatibile con quello che si può imparare con 20-25 lezioni e con qualche mese da autodidatta, che può forse bastare per curare una traduzione interlineare appoggiandosi magari su un testo italiano già presente, ma certamente non sono lontanamente sufficienti per suggerire nuove traduzioni lasciando intendere che i dizionari siano sbagliati o incompleti o condizionati ideologicamente, mentre lui non lo sarebbe.

Ma poi, ammettiamo pure che abbia davvero tradotto la Bibbia come sostiene. Se quando ha lavorato presso le San Paolo ha tradotto letteralmente, chi ci può garantire che tutto ciò che dice ora sia vero o corretto? Infatti, quando traduceva letteralmente, kavod voleva dire “gloria”, ruaḥ “vento, spirito” ed elohîm “Dio”. Se prima, per contratto, traduceva alla lettera, ora non lo fa più.

L’argomento è spiegato in maniera più approfondita qui.

Tra l’altro, c’è stato qualcuno che, come disperato tentativo di arrampicata sugli specchi, è arrivato a dirmi, tra un insulto e l’altro, che quelle due immagini che Biglino ha mostrato in video e condiviso su Instagram non sarebbero opera dello stesso Biglino, ma che a scrivere quegli obbrobri commentati qui sarebbe stato un altro.

Prendendo un qualsiasi video in cui si vede lui stesso scrivere in ebraico, è facile confrontare con qualcosa scritta di suo pugno per notare che la scrittura sembra esattamente identica. Per me, personalmente, non ci sono dubbi che i due post di Instagram qui commentati siano scritti dalla stessa persona che nel video da cui è preso questo fotogramma mostra di non sapere come si pronuncia “mese” in ebraico.


Torna alla lista delle obiezioni frequenti.

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