
Se, per colpa dei suoi stessi autori, la paleoastronautica non è una scienza, allora cos‘è?
Rispondo con un’altra domanda: se ci troviamo davanti a un animale, come si fa a capire a quale specie appartiene?
Se per esempio ci trovassimo davanti a un pappagallo che ripetesse continuamente di essere un’aquila e di volare anche più in alto delle altre aquile, chi è che lo prenderebbe sulla parola?
È chiaro quindi che basta analizzarne le caratteristiche e il comportamento per capire quale animale abbiamo davanti, ignorando le parole in cui esso presenta sé stesso. Anzi, volendo si può tenere conto anche del fatto che parla e dice cose non vere per poter aggiungere alla sua descrizione anche la caratteristica di “animale che finge di essere ciò che non è”.
Per la paleoastronautica avviene lo stesso: come il pappagallo che dice di essere un’aquila senza averne le caratteristiche, la paleoastronautica dice di essere una scienza, ma non ne adotta i metodi. Per sapere cos’è davvero, non guardiamo a cosa dice, ma a come si comporta.
Il metodo scientifico prevede infatti che si portino le prove delle proprie affermazioni. Gli autori di paleoastronautica, invece, scaricano l’onere della prova sugli scettici, dicendo che spetta a chi non crede alle loro teorie di dimostrare che sono sbagliate.
Questo dimostra che chi scrive libri di paleoastronautica o non ha la minima idea di come funzioni il metodo scientifico oppure ne ha un’idea, ma sceglie deliberatamente di non usarlo.
Chi sono i veri retrogradi?
Tra i vari progressi fatti dalla scienza cosiddetta “ufficiale” (che in realtà non esiste) ci sono delle discipline che riguardano l’analisi critica e lo studio scientifico dei testi. “Critico” significa che un testo, prima di essere considerato come fonte attendibile, non viene preso alla lettera, ma sottoposto ad analisi “tecniche” che possono riguardare la lingua usata, lo stile, il contesto, ecc. Un testo viene giudicato attendibile solo se si riesce a dimostrarne la veridicità in modo indipendente.
Checché ne dicano i paleoastronautici, infatti, anche prima della stampa agli antichi piaceva mettere per iscritto cose inventate, quindi non abbiamo nessunissima garanzia che ciò che c’è scritto nei testi sia automaticamente vero. Voler credere che un testo dica il vero è la definizione di fede.
Anche se si presenta come rivoluzionaria e innovativa, la paleoastronautica è, di fatto, fortemente retrograda. Non è un caso, secondo me, che tra le poche argomentazioni usate a suo favore è quella di tirare in ballo Schliemann, cioè una persona nata ormai due secoli fa.
Se nello studio della Bibbia, negli ultimi secoli, si è passati dal prenderla automaticamente per buona (come faceva la teologia) a sottoporla a uno studio critico e distaccato (come fa oggi l’accademia), nel momento in cui la paleoastronautica decide di prendere il testo biblico come valido, non fa che tornare indietro di secoli, ignorando tutte le tecniche e i metodi, scientifici in quanto obiettivi e neutrali, che si usano da secoli per analizzare i testi. Praticamente pretende di essere all’avanguardia, pur essendo rimasta all’Ottocento.
L’unica argomentazione che usano i paleoastronautici è quello secondo cui per credere a certe cose bisogna avere apertura mentale e chi non ci crede è quindi tacciato di dogmatismo. Facendo così, i sostenitori rappresentano i loro critici in modo distorto, che lo facciano apposta o no. Chi non crede alla paleoastronautica, infatti, non lo fa per partito preso, ma perché le sue teorie, per colpa dei loro autori e di nessun altro, sono piene di errori, a volte anche madornali. Errori che i loro autori si rifiutano sistematicamente di riconoscere e correggere.
La paleoastronautica tra fede…

Anche se usa espressioni diverse, gli atteggiamenti della paleoastronautica verso il testo biblico sono esattamente gli stessi di quelli religiosi più beceri: “fare finta che la Bibbia dica il vero” è un modo per dire “parola di Dio”, cioè che la Bibbia va creduta in quanto tale; dire “devi essere aperto di mente” è un modo per dire “devi avere fede“, cioè si spinge l’interlocutore ad assorbire tutto ciò che si dice, senza farsi troppe domande o esprimere scetticismo.
Come negli ambienti religiosi più restrittivi sei additato come peccatore se ti poni troppe domande, allo stesso modo se esprimi scetticismo verso la paleoastronautica vieni additato come dogmatico e chiuso di mente. Ancora una volta, cambiano i modi di esprimersi, ma la sostanza mi sembra esattamente la stessa.
… e marketing
Accusare gli scettici di chiusura mentale mi sembra solo un’operazione di marketing che vuole alimentare un atteggiamento settario che, come tutte le sette, divide l’umanità in buoni (“noi”) e cattivi (“tutti gli altri”).

Nel caso della paleoastronautica, questa divide il mondo tra quelli che hanno capito tutto e che sono aperti di mente (ovviamente i paleoastronautici) e tutto il resto della massa che è chiusa di mente e non capisce o non vuole capire o vuole insabbiare la Verità.
Se uno ti dice che se la vedi come lui (e compri i suoi prodotti editoriali) sei aperto di mente, mentre se non credi a quello che dice lui sei chiuso e dogmatico, non sta dicendo nulla di lontanamente scientifico, ma sta dividendo le persone in “recinti”, per usare un’espressione usata da un autore di paleoastronautica e dai suoi seguaci.

Ma quello di dividere in “recinti” le persone, oltre a essere un meccanismo settario per definizione, rientra nelle tattiche principali del marketing, che spesso fa leva su questo messaggio: “se compri questo prodotto, sei migliore degli altri, se non lo compri, sei una brutta persona”. Se compri questa macchina, vuol dire che sei libero, a differenza degli altri che sono inquadrati. Se compri questo orologio, vuol dire che sei di uno status sociale elevato, a differenza di quei poveracci che non ce l’hanno. Se compri questo libro di paleoastronautica, vuol dire che sei un libero pensatore dalla mente aperta, non come quei dogmatici chiusi di mente che non ci credono. Se credi nella dottrina, sei una brava persona. Se non ci credi, allora non sei parte degli eletti.

Conclusioni
Quindi, per rispondere alla domanda: cos‘è la paleoastronautica? Per me è marketing di prodotti editoriali (a mio avviso, molto scadenti), che vende idee nate nell’ambito della fantascienza e che si basa su meccanismi tipici delle sette religiose. Tra questi meccanismi vi sono una fede ingiustificata nei testi antichi e nel predicatore di turno e il fare leva sul senso di identità e di appartenenza a un gruppo speciale di persone che hanno capito tutto. In tutto ciò, nonostante ne abbia le pretese, non c’è assolutamente nulla di scientifico.
Il problema è che cerca di imitare la scienza solo a parole e non nei fatti. Ad esempio, potrebbe seguire l’esempio di Schliemann, da loro spesso citato, e fare come ha fatto lui, cioè portare le prove (che insieme al metodo sono tutto ciò che conta nella scienza), ma ad oggi nessun paleoastronautico ha mai dimostrato in modo concreto e inequivocabile che siamo stati visitati in passato dagli alieni. Tutto ciò che è stato portato a sostegno dell’ipotesi paleoastronautica sono altre ipotesi, ma le ipotesi non sono prove.
Nel momento in cui si finge una scienza, la paleoastronautica si comporta esattamente come un pappagallo che fa finta che sia un’aquila, vantandosi a parole pure di poter volare più in alto delle altre aquile, quando invece non si è mai mosso dal suo trespolo, guardandosi tutto il giorno allo specchio e cercando di convincere la gente a dare qualche cracker a quest’aquila che al momento non sta volando, ma adesso che prende il volo… ancora qualche anno (e qualche cracker) e poi vedrete tutti…
Bisogna ripetere secondo me, che il punto, non è negare l’esistenza della vita extraterrestre e neanche negare vita intelligente extraterrestre,non è questo il tema.
Sembra chiaro che, non ci sia bisogno di dirlo, perché il Dottor Cuscito non nega mai mai che ci sia vita nell’universo e neanche lì conferma, perché appunto il tema non è questo.
Quando si spiegano queste cose ai sostenitori della paleoastronautica però, immediatamente ti rispondono che è assurdo oggi, negare che ci sia vita nell’universo, cosa che appunto in realtà nessuno ha fatto.
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