La pseudostoria spiegata con Babbo Natale

Immaginiamo che la Terra sia sconvolta, fra qualche anno, da grandi cataclismi, e giungano ai posteri alcuni volumi stampati nella nostra era. Supponiamo che si tratti d’una storia dell’astronautica, d’un romanzo di fantascienza ambientato fra i vermi intelligenti del pianeta Desdemona e d’un paio d’albi a fumetti. Che cosa si sentirebbero autorizzati a dedurre i nostri discendenti? Che gli uomini, essendo riusciti a proiettarsi nello spazio, hanno scoperto un pianeta chiamato Desdemona e sono entrati in contatto con vermi intelligenti? Che prima della catastrofe la Terra era abitata da esseri volanti caratterizzati da una forza spaventosa, da donne invisibili e da animali altamente civilizzati? Oppure i nostri posteri, prima di trarre conclusioni tanto azzardate, cercherebbero d’ottenere la conferma di quanto hanno letto, dandosi alla ricerca d’altri testi e di tracce archeologiche?

A meno che non si tratti di uomini estremamente primitivi, seguirebbero senza dubbio la seconda strada. Converrà quindi anche a noi agire in questo modo, limitandoci a prendere in considerazione riferimenti meno nebulosi, suffragati da eloquenti tradizioni, cenni storici, reperti.

Peter Kolosimo, Non è terrestre.

Immaginiamo di trovarci nell’anno 4021 e immaginiamo che nel frattempo, come sempre accade, vi siano stati dei cambiamenti geopolitici tali per cui la nostra cultura sia cambiata in modo significativo.

Gli storici del futuro, in base alle prove a disposizione, riusciranno a capire che milioni di bambini credevano che bastasse scrivere una letterina a Babbo Natale per ricevere i giocattoli desiderati. Uno storico del futuro capirebbe che si tratta di una credenza diffusa in gran parte del mondo (peraltro neanche in tutto il mondo) e non si sognerebbe mai di credere all’esistenza di Babbo Natale.

Uno storico sa benissimo che un testo, soprattutto se ha un carattere narrativo, è prima di tutto una prova della cultura che lo ha prodotto e non necessariamente di una realtà oggettiva. Visto che, quando si scrive un testo, è molto facile mentire o sbagliarsi in buona fede, uno storico, davanti alle fonti, applica un distacco critico, per cui, prima di ritenere vero ciò che vi è scritto, cerca delle prove indipendenti.

Quindi, in mancanza di prove concrete dell’esistenza di Babbo Natale, uno storico del futuro, per metodo, dovrà concludere che la gente, sì, ci credeva, ma non potrà concludere che Babbo Natale esiste davvero, anche perché altri testi o filmati parlano del “credere“ in Babbo Natale, a dimostrazione del fatto che c’erano anche quelli che non ci credevano.

Ora, immaginiamo cosa direbbero gli pseudostorici del 4021. Ecco una lista di cose che potrebbero dire:

  • “all’epoca, fare un film costava molto, quindi non potevano sprecare pellicola costosa per raccontare di cose inesistenti; se così tanti film ne parlano, allora Babbo Natale doveva esistere”;
  • “visto che non esistono le slitte volanti, allora doveva trattarsi per forza un UFO, perché non siamo soli nell’universo”.

Queste argomentazioni sono sbagliate da più punti di vista: dànno troppa fiducia ai testi antichi e sono basate tutte su salti logici. È vero che girare un film costava molto, ma ciò non vuol dire che tutto ciò che vediamo nei film sia vero. È probabilmente vero che non siamo soli nell’universo, ma ciò non vuol dire che la slitta volante sia in realtà un UFO. Non ci sono prove concrete, né ragionamenti metodici, ma sono semplici pretesti per credere all’esistenza di Babbo Natale, magari perché ci si rifiuta di pensare che milioni di persone, spontaneamente e indipendentemente, regalassero giocattoli ai propri figli.

Allo stesso modo, credere che sia esistita una civiltà primordiale che avrebbe dato origine alle varie civiltà che conosciamo ora, o credere che gli esseri umani, il grano e la patata dolce siano stati creati dagli alieni vuol dire voler credere a una causa unica, una spiegazione sola per una serie di fenomeni che ci si rifiuta di ritenere indipendenti e spontanei.

Se ad esempio a uno che crede ad Atlantide fai presente che non ci sono prove di questa presunta civiltà, ti risponderà che le prove invece ci sono: basta guardare che ci sono piramidi sia in Messico sia in Egitto per capire che c’era un’unica civiltà in mezzo all’Atlantico.

È come dire a un bambino che Babbo Natale non esiste: ti dirà che è certo che esiste, lo dimostrano i pacchi che appaiono ogni anno sotto l’albero!

In entrambi i casi, si parte da un fenomeno reale (piramidi che ci sono su entrambi i lati dell’Atlantico, regali che appaiono sotto gli alberi), ma, per via di un salto logico dettato solo dalla voglia di credere, si giunge alla conclusione a cui si voleva arrivare in partenza e ci si rifiuta di accettare un’altra spiegazione meno fantasiosa.

Per un bambino è più bello credere in Babbo Natale. Per i fan della pseudostoria, è più bello credere in Atlantide o negli alieni ed è bello credere che finora siamo stati ingannati, ma per fortuna sono arrivati gli autori alternativi ad aprirci gli occhi e la mente.

In entrambi i casi, invece, si tratta solo di illusioni che non servono ad altro che ad alimentare un giro d’affari che conforta chi ci crede e fa sì che compri o giocattoli, nel caso di Babbo Natale, o libri e conferenze, nel caso della pseudostoria.

Come le persone si travestono da Babbo Natale, molti autori alternativi si travestono da studiosi veri. Ecco perché gli accademici, che fanno ricerca vera, non si confrontano con quelli che fanno solo finta. Non è perché ciò che dicono questi ultimi è scomodo, ma perché credere in certe teorie è l’equivalente di credere in Babbo Natale.

Ovviamente, fino a prova contraria. Prova contraria che però, fino ad ora, gli autori di pseudostoria non hanno mai portato. Gli autori di pseudostoria, fino ad ora, non hanno mai scoperto niente.

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