Come se non bastasse la distruzione fisica delle loro testimonianze culturali, il mondo definito impropriamente “occidentale” ha svilito ulteriormente le conquiste culturali delle civiltà dell’America precolombiana attribuendole a civiltà che al momento definiamo immaginarie, dato che la loro esistenza non è mai stata dimostrata con prove concrete.
Le civiltà note come Maya, Aztechi, Inca (che peraltro non chiamavano sé stesse così) sono state bersaglio di teorie pseudostoriche. Queste teorie contraddicono non solo i dati di fatto, ma anche sé stesse, come mostrano questi due esempi.
Una di queste teorie, alla cui diffusione ha contribuito l’opera di Carlos Castaneda, ma che si ritrova anche ne La profezia di Celestino, è quella secondo cui le antiche popolazioni precolombiane sarebbero scomparse nel nulla, nel senso che sarebbero proprio passate in un piano di esistenza trascendente.
Eppure basta cercare “mexican” su un motore di ricerca per immagini e confrontare i volti della gente che vive in quelle zone con quelle delle opere d’arte maya e azteche per accorgersi che invece quelle popolazioni sono ancora là.

Come esempio, basta prendere l’opera d’arte maya più celebre, il sarcofago di Pakal, tanto caro ai paleoastronautici che insistono nel vedervi un astronauta alle prese con i comandi di una navicella, quando invece gli elementi decorativi sono facilmente spiegabili nel contesto della cultura che ha prodotto il manufatto.

A proposito di Pakal, il defunto re ci aiuta a scoprire un’altra delle contraddizioni della pseudostoria.
Gli pseudostorici vorrebbero le piramidi centroamericane e quelle egiziate derivanti da un’origine comune, sia essa atlantidea o extraterrestre. Per qualche motivo, certi autori e i loro seguaci sono refrattari ad ammettere che le piramidi egiziane fossero le tombe dei faraoni. Peccato che il sarcofago di Pakal sia stato ritrovato proprio all’interno di una piramide!

Lo pseudostorico dovrà scegliere: le piramidi derivano da un modello comune, e quindi non si capisce perché gli Egizi non seppellissero i loro re nelle piramidi come facevano i Maya, oppure viene a cadere un ulteriore motivo per ritenere le piramidi come derivanti da un’origine comune.

Ma la pseudostoria, si sa, vive di contraddizioni e non si fa nessun problema nel credere contemporaneamente due cose in contrasto tra loro.
Bibliografia consigliata sulla storia delle popolazioni precolombiane
Sergio Botta, La religione del Messico antico, Carocci, Roma 2006.
Fernando Cervantes, Conquistadores: A New History of Spanish Discovery and Conquest, Viking, New York 2021.
Alessandro Lupo e Luis Pranzetti, Civiltà e religione degli Aztechi, Mondadori, Milano 2015.
Federico Navarrete, ¿Quién conquistó México?, Debates, México 2019.
Miguel Pastrana Flores, Historias de la Conquista: Aspectos de la historiografía de tradición náhuatl, UNAM, Instituto de Investigaciones Historicas, México 2009.
John Pohl e Charles M. Robinson, Aztecs & Conquistadores: The Spanish Invasion & the Collapse of the Aztec Empire, Osprey, Oxford 2005.
Matthew Restall, Seven Myths of the Spanish Conquest, Oxford University Press, New York 2003.
Stefan Rinke, Conquistadors and Aztecs. A History of the Fall of Tenochtitlan, Oxford University Press, Oxford 2022.
Tzvetan Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’Altro, Einaudi, Torino 1982.
Camilla Townsend, Fifth Sun: A New History of the Aztecs, Oxford University Press, New York 2019.
Interessantissima diretta, che purtroppo ho dovuto guardare in differita, sarebbe possibile trattare con il Professor Botta anche le popolazioni Incas e preincaiche, Tiahuanaco dove anche li esistono parecchie leggende.
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interessantissima diretta, peccato che ho potuto seguirla solo in differita, chiedevo se era possibile affrontare con il Professor Botta anche il sud america preincaico e incaico, anche li le leggende pseudostoriche si sprecano Tiahuanaco, Akakor ecc…
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