Questa, dopo aver elencato i miei studi in cui dico di essermi specializzato in un corso di laurea che era volto allo studio critico delle religioni e dopo aver esplicitamente dichiarato che non ho mai aperto un libro di teologia in vita mia, può far solo sorridere.
Quest’obiezione mostra in realtà che Biglino ha fatto credere di essere il primo ad aver inaugurato un approccio non teologico nella Bibbia e che quindi chiunque non sia d’accordo con lui dev’essere per forza un religioso o un difensore della fede.
Ma ho detto nel video che anche lingue diverse dall’ebraico (ma ad esso correlate) riportano la radice “el” col significato di “divinità” e riportano anche la forma plurale in segno onorifico. Sostenere che il termine elohim indichi la divinità (quando i verbi relativi sono al singolare) o le divinità (quando sono al plurale), non è una questione di fede. È comunque profondamente sbagliato dire che nessuno sa cosa significhi Elohim. Non so se anche in questo caso sia errore umano o sia fatto in malafede per diffondere la propria ideologia, fatto sta che è una questione filologica, non dottrinale: sostenere che “Elohim” non si riferisca ad alieni ma a divinità ma è come dire che “Santa Claus” significa “Babbo Natale”. Non vuol dire credere a Babbo Natale, ma vuol dire che tutte le volte che viene nominato Santa Claus ci si sta riferendo a Babbo Natale. In altre parole, ciò che c’è scritto su un testo ci può dire cosa esisteva nella cultura di chi ha prodotto quel testo. Da lì ad assumere che ciò che sia scritto corrisponda alla realtà, se non ci sono prove, è una presa di posizione ideologica a tutti gli effetti.

Fatto sta che Biglino omette, anche in un recentissimo video, di menzionare l’approccio storico-critico alla Bibbia, dicendo:
Se voglio una spiegazione sulla Bibbia, a chi la devo chiedere? A un teologo
Nel video spiega poi che il suo metodo è quello interdisciplinare. Tutto bello, peccato però che quello che in teoria dice di voler fare, lo fanno già gli studiosi laici da ben quattro secoli. E lo fanno usando la filologia, l’archeologia e tutta una serie di strumenti e tecniche neutrali e non ideologizzati, tutti rilevanti e direttamente correlati con l’oggetto di studio. Lo studio storico-critico della Bibbia è già interdisciplinare di suo, dato che si appoggia anche a varie discipline quali l’archeologia o perfino lo studio dei pollini antichi.
L’approccio come lo intende Biglino, invece, consiste nell’ignorare il contesto di un singolo termine o di un testo e ignorare le discipline storiche e filologiche per andare a rivolgersi direttamente a specialisti di discipline che non c’entrano niente con l’oggetto di studio.
Mettersi davanti a dei geroglifici e chiedere a un medico se vede uno spermatozoo o a un docente del politecnico se vede roba tecnologica non ha nessun valore oggettivo, si tratta di una semplice opinione personale. È del tutto normale che uno tenda a vedere cose con cui ha più familiarità. Si chiama pareidolia e anche questo è un fenomeno ben studiato in psicologia. Un conto sarebbe se si avessero davvero davanti questi oggetti (es. un disco volante): allora in quel caso un ingegnere sarebbe la persona più indicata, ma se si tratta di analizzare dei segni (testi, raffigurazioni, ecc.) che secondo lui indicherebbero dei presunti oggetti tecnologici, gli unici che hanno qualcosa di sensato da dire sono solo gli esperti di quei segni (es. gli ebraisti, gli egittologi, gli storici, i filologi, ecc.). Ma il parere di questi esperti ovviamente viene messo da parte, perché mostra che le ipotesi paleoastronautiche non hanno alcun appiglio nei testi.
Quindi Biglino non fa che alimentare questo falso dualismo per cui vi sarebbero o i teologi o lui, omettendo (forse ingenuamente o forse in malafede) di dire che c’è gente molto più competente che, ormai da secoli, fa esattamente la stessa cosa che dice di voler fare lui. Parte del suo pubblico, pur non credendo agli alieni, ritiene unico e rivoluzionario il suo approccio non teologico della Bibbia, quando invece lo si fa da centinaia di anni alla luce del sole e divulgando pubblicamente i risultati di queste ricerche.
Questo articolo è parte di una serie di risposte alle obiezioni più frequenti che mi sono giunte. Torna alla lista delle obiezioni frequenti.
Proprio sulla differenza fra teologia e studio storico delle religioni sarei contento di preparare quell’incontro online di cui si era detto. Le due materie si distinguono, nei metodi e nelle premesse, ma hanno comunque dei punti in comune. 😃
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