Il coraggio delle polemiche a distanza (terza parte)

1984

Nel romanzo 1984, di George Orwell, il regime fittizio giustifica un cambio di politiche che contraddicevano la propaganda fatta fino a quel momento cambiandola sfacciatamente e sostenendo di essere sempre stato in guerra con un Paese, l’Eastasia, che fino a quel momento, invece, era stato suo alleato. Invece di dire la verità e ammettere che c’è stato un cambio di assetto geopolitico, pur di avere sempre ragione, il regime totalitario riscrive la storia facendo credere che le cose siano sempre state così e che si sia sempre stati in guerra con l’Eastasia.

Un atteggiamento simile mi pare essere messo in atto dall’autore di punta della paleoastronautica italiana (non che sia una cosa di cui vantarsi), nel momento in cui, in questa intervista, sostiene di aver sempre interpretato e tenuto conto del contesto storico, presentandolo per giunta come un’ovvietà:

Ciò che è presentato come di una chiarezza estrema mi sembra l’ennesimo tentativo di gettare fumo negli occhi dei suoi seguaci, perché fino ad Aprile/Maggio 2019 costui ha sempre sostenuto di fare una lettura letterale, senza interpretazioni. E la stessa cosa continuano infatti a ripetere i suoi fan, nonostante i dati di fatto dicano l’esatto contrario, come ad esempio quando dice che il serpente della Genesi sarebbe uno scienziato alieno o che vi fossero più Adami e più Eve, nonostante nel testo ebraico entrambi siano sempre, sistematicamente, al singolare.

Dopo l’uscita dei video in cui mostro che il “fare finta che” (sottinteso: “tutto ciò che è scritto nella Bibbia sia vero”) non è un vero metodo degno di questo nome e in cui non ho fatto altro che insistere sull’importanza del metodo, ora improvvisamente anche lo scrittore, dopo dieci anni di carriera paleoastronautica, si è messo a parlare, guarda caso, dell’importanza del metodo. Ha toccato l’argomento di recente, sia al salone del libro di Torino, sia in questa intervista riportata qui sopra, in cui tratta l’argomento cambiando le carte in tavola e “facendo finta che”™ per quasi un decennio non abbia fatto della lettura letterale il proprio cavallo di battaglia. Incidentalmente, il “nuovo” “metodo” da lui esposto al salone del libro è un classico della paleoastronautica che avevo già confutato in tempi non sospetti, cioè ben prima di questa sua nuova uscita.

Quindi, dopo aver detto per praticamente un decennio di aver sempre solo letto senza interpretare, adesso invece ammette candidamente che è normale interpretare e che anzi lo ha sempre fatto, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, tanto che gli pare strano doverlo specificare.

Dopo i miei due video in cui non ho fatto altro che sottolineare che la paleoastronautica ha sempre ignorato contesto storico e culturale, ora l’autore piemontese è costretto ad arrampicarsi sugli specchi, sostenendo che ha sempre tenuto conto del contesto storico, quando invece ha fatto l’esatto contrario nel momento in cui interpretava in senso paleoastronautico i passi biblici.

Oltre a contraddire quanto è andato ripetendo per dieci anni, la cosa più assurda è che ciò che dice non giustifica neanche le sue traduzioni. Sostiene di interpretare i singoli termini e i testi secondo il loro contesto culturale? Bene, e allora dove stanno i dischi volanti o gli ingegneri nel contesto culturale del Vicino Oriente antico? Come giustifica l’interpretare il serpente della Genesi come un genetista alieno, dato che una cosa del genere non è scritta nel testo e dato che un concetto del genere non è mai attestato altrove in altri testi dello stesso periodo? Per questo motivo, come può dire che usa il contesto storico-culturale del Vicino Oriente antico, quando quella dell’esointervento è un’idea che è apparsa solo nella nostra civiltà e nel nostro tempo?

Anche le altre argomentazioni che presenta sono altrettanto fallaci:

  1. intanto non è affatto vero che uno storico si tiene fuori da questioni di fede in quanto tali solo per il fatto stesso che sono questioni di fede, ma semplicemente, in mancanza di prove storiche, è inutile parlarne fino a quando queste non spunteranno;
  2. ammette, anche solo per ipotesi, che certi fatti descritti siano avvenuti, ma, nel momento in cui usa questa ipotesi per appoggiare un’altra ipotesi che poi va a rinforzare la prima, finisce nel classico ragionamento circolare tipico delle teorie pseudostoriche e che è il motivo principale per cui queste vengono scartate;
  3. posto che stia citando correttamente il dizionario e non in modo parziale o decontestualizzato (o proprio forzato) come ha spesso fatto in precedenza, usare l’etimologia per spiegare il significato di un termine è quanto di più sbagliato si possa fare, perché bisogna tenere presente il significato che quel termine aveva nel momento in cui è stato scritto quel determinato testo, non del significato che poteva avere secoli prima;
  4. se si sta parlando di un brano del Vangelo (cioè quello che parla dell’Ascensione), che è stato scritto in greco, non ha alcun senso citare un dizionario etimologico ebraico;
  5. in ogni caso, comunque, l’etimologia di un termine non può essere scambiata con il suo vero significato: tutto ciò che dimostra l’etimologia di un termine è che un tempo aveva quel significato; uno che ha appena finito di dire che si basa sul contesto storico per interpretare un termine, a maggior ragione dovrebbe tenere conto del significato che quel termina ha in quel momento, cioè proprio in quel contesto storico, e non in uno precedente.

Inoltre, il paragone con i nativi americani che chiamavano il treno “cavallo d’acciaio” è del tutto improprio, perché noi sappiamo a cosa si riferivano con quell’espressione, mentre lui e gli altri paleoastronautici ipotizzano che gli antichi parlassero di altro e, per quanto i paleoastronautici lo vogliano, ipotizzare non è la stessa cosa che sapere. Tra l’altro questa ipotesi non regge neanche, perché dà per scontato che certi termini si riferiscano agli UFO e agli alieni solo nei punti in cui fa comodo alla loro teoria, il che basta a invalidarla da sé.

Ancora una volta, quindi, con questo paragone forzato, mostra di confondere (inconsciamente o volutamente) l’ipotesi con la realtà e di gettare fumo negli occhi dei suoi seguaci, cosa che evidentemente ha funzionato:

Cavallo
Da questo commento si evince invece mancanza di pensiero autonomo, dato che non si fa altro che ripetere a pappagallo quanto sostiene il Profeta il cui Verbo è Verità indiscutibile.

Quindi, nel voler provare a coprire le proprie mancanze – o forse è il caso di chiamarle “magagne”? – non ha fatto altro che mettere una toppa peggiore del buco, perché commette, ancora una volta, errori fattuali (punto 1), logici (punto 2) e metodologici (punti 3, 4 e 5).

Quella intervista mostra in ogni caso che le critiche le conosce, ma, invece di confrontarsi apertamente con chi le muove, mette in atto dei comportamenti che non mostrano una particolare onestà intellettuale di cui fa vanto. Davanti alle obiezioni mossegli, infatti, a seconda dei casi:

Insomma, tutto fuorché ammettere di essersi sbagliato oppure addurre prove a supporto delle proprie posizioni. Soprattutto, tutto fuorché confrontarsi direttamente con i diretti interessati, ma parlando delle proprie teorie solo davanti a chi è già d’accordo e poi evitando di rispondere quando viene invitato a confronti.

«Ma si è confrontato con i teologi!» dicono spesso i suoi sostenitori. In realtà ho già smontato questo luogo comune (si veda il punto n. 15) mostrando che nei suoi presunti “confronti” non è mai entrato nel merito delle sue traduzioni o delle sue teorie. L’incontro con i teologi, invece di un confronto vero è stato più un’operazione di marketing, che evidentemente ha funzionato, dato che ora i suoi fan lo sbandierano come un confronto con “le più alte cariche religiose”

Esagerazioni - Alte cariche religiose
Ora, con tutto il rispetto per le persone coinvolte, ma per “le più alte cariche religiose” io di solito intendo papi, cardinali e i loro equivalenti presso altre confessioni.

le quali addirittura gli darebbero ragione:

Ragione
No, nessuno di loro gli ha dato ragione. Nessuna delle persone menzionate ha mai detto che la Bibbia non parla di Dio, né tantomeno che parlerebbe di alieni.

Ovviamente i suoi seguaci chiederanno sempre ai suoi critici di confrontarsi con lui, quando invece sarebbe più giusto chiedere a lui come mai non sia disposto a confrontarsi con i critici laici.

Un possibile motivo si può facilmente presumere: un confronto libero con i critici laici non gli permetterebbe di distorcere a suo vantaggio le critiche che gli vengono mosse perché l’interlocutore sarebbe lì presente e potrebbe mostrare al pubblico quanto si sbaglia e quanto poco sensate o poco oneste appaiano le sue argomentazioni.

Tra l’altro, come ho già detto in un post precedente, in un video ha pure affermato che i suoi (allora) amici mi avrebbero sommerso di documentazione, ma in realtà avevano risposto in un pdf a parte che non si sono premurati di farmi notare. Il che vuol dire che, o per superficialità o in malafede o per altri motivi, sembra avere una certa tendenza a presentare una versione della realtà distorta a suo favore. Un po’ come il Ministro della Verità del romanzo 1984.

Quindi, a chi mi chiede perché non mi confronto con lui, beh, i motivi sono tanti.  Intanto, pare ovvio che lui preferisca sempre sviare la questione e non rispondere mai in maniera diretta, ma distorcendo volutamente le posizioni altrui per poi attaccare quelle, senza contraddittorio, che è come ha fatto con Bressanini.

Senza contare il fatto che è praticamente impossibile impostare un confronto serio con uno che non si fa nessuno scrupolo a dire una cosa e poi anche il suo contrario, ritenendole entrambe vere a seconda del momento e non solo in questo caso, in cui ha candidamente ammesso che è ovvio che i testi vadano interpretati e che, anzi, lui l’ha sempre fatto. Cambia continuamente versione anche, ad esempio, quando parla di Gesù, che a volte non sarebbe esistito, altre volte sarebbe stato figlio di un centurione romano e altre ancora figlio dell’arcangelo Gabriele, che in realtà sarebbe un alieno. Ho già fatto notare come citi a supporto delle sue tesi Kamal Salibi, cio`e uno studioso che, se si va a leggere ciò che scrive, sostiene che la Bibbia sarebbe stata scritta in arabo e che conterrebbe quindi racconti di avvenimenti avvenuti nella penisola araba. È inoltre notizia di questi giorni che ora starebbe avallando l’ipotesi per cui il racconto biblico sarebbe ambientato non più nel Vicino Oriente, ma attorno al Baltico! Quindi a quale versione dobbiamo credere? I fatti dove sarebbero avvenuti? In Medio Oriente, nella Penisola araba o attorno al Baltico? D’altronde afferma pure di non sostenere che la Bibbia parlerebbe di alieni ma poi altrove si definisce almeno in parte un paleoufologo. Dice anche che le sue sono solo ipotesi, ma poi dice anche che «queste cose gli ebrei le sanno da sempre»: le sanno, quindi è evidente che le sue non sono semplici ipotesi.

Questa tattica di dire tutto e anche il suo contrario, a seconda di cosa faccia più comodo in quel dato momento, ha l’indubbio vantaggio di permettere di non prendersi la responsabilità di ciò che si è detto e di sfuggire così continuamente alle critiche. Perché, ad esempio, ora che gli si è obiettato che non ha senso una lettura letterale, ora ha cambiato versione, dicendo che lui in realtà ha sempre interpretato e che, anzi, è ovvio che bisogna interpretare!

Per quanto vorrei vedere cosa risponderebbe a una semplice domanda fatta in ebraico, un eventuale confronto vorrebbe dire inoltre legittimare in qualche maniera le sue fantasie, trattandole come se fossero teorie serie o mandando comunque il messaggio sbagliato che siano paragonabili sullo stesso piano.

Inoltre, c’è un’altra questione di fondo: perché lui sembra voler sfuggire continuamente al confronto con laici entrando direttamente nel merito delle sue traduzioni, teorie e metodologie invece di girarci intorno e spostare sempre l’attenzione dagli argomenti alle persone?

Quella che fa non è ricerca, quello che dice non è affatto coraggioso come sostiene lui (e i suoi fan più accaniti insieme a lui). Anzi a me pare l’esatto contrario: questi atteggiamenti sembrano mostrare più una paura di prendersi le proprie responsabilità e di dire “sì, io affermo questo”. Più che coraggio, quello di dire una cosa e cinque minuti dopo un’altra che contraddice la precedente, si chiama faccia tosta, che non è per niente la stessa cosa. Più che coraggio, quella di sviare continuamente il discorso dalle questioni principali, a me pare l’esatto contrario. È tutt’altro che coraggio quello di evitare di prendere posizioni nette e definite (che sarebbero più facilmente criticabili) ed è il contrario del coraggio quello di rimanere sempre nel campo del “fare finta” e far passare così le proprie idee tramite suggestioni, invece che con argomentazioni solide, che è quello che invece si fa nel mondo accademico.

Ecco perché un confronto con un accademico non sarebbe alla pari: lui fa solo finta, i ricercatori veri fanno sul serio.

11 risposte a "Il coraggio delle polemiche a distanza (terza parte)"

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    1. Quelli che conosco io semplicemente ricostruiscono i diversi quadri storici in cui la Bibbia fu composta e redatta, mostrando che molti degli avvenimenti biblici non hanno riscontri nelle fonti archeologiche.

      Non sono immaginari e non sono studiosi tra virgolette, ma hanno scritto libri quali “Ebraismo” (ed. Laterza 1999), “Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele” (ed. Laterza 2003), “Le tracce di Mosè” (Carocci 2002), “La Bibbia tra storia e mito” (Carocci 2011).

      La sua domanda mi sembra avere un tono inutilmente polemico.

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  1. Le traduzioni di biglino possono anche essere corrette, ma lui stesso ammonisce il suo pubblico sul carattere fortemente volatile di una lingua a-vocalizzata. E ciò deve far riflettere.
    Le migliori confutazioni al sul metodo provengono dall’opera di De Santillana, e dalla disciplina archeoastronomica (Codebò, Veneziano et al.) Di buon livello anche il testo ‘Alle radici dell’albero cosmico’ di Andrea Casella .
    In sintesi, Il linguaggio arcaico prevedeva una modalità narrativa favolistica dietro la quale venivano celati importanti dati scientifici riguardo la durata di cicli cosmici ben precisi, ma sempre osservabili. Queste ricerche, annullerebbero in un sol colpo le pretese di realismo suggerite dal filone di scrittori (e traduttori letterali) ispirati dall’opera di sitchin, ma nessuno sembra conoscerle. Ad esempio, dietro una semplice relazione aritmetica, le età dei patriarchi antidiluviani nasconderebbero la misura esatta del ciclo precessionale degli equinozi e ciò , data la precisione di quel referto antico migliaia di anni (nella bibbia i numeri, al contrario delle parole, non sono mai cambiati e non si possono mutuare), annullerebbe l’idea ( Teorie sui telomeri, piuttosto rappresentata nel lavoro di mauro biglino), che simili vecchietti possano mai essere esistiti sulla faccia del pianeta. Eppure nessuno ne parla. Di questi casi la Bibbia ne conta a decine. Insomma, per criticare efficacemente un teorico occorrono soluzioni e non polemiche. Ecco perché le tirature del sabaudo viaggiano sempre col vento in poppa.

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  2. Scusi dottore. Volevo farle una domanda: lei cosa ne pensa del fatto che Biglino citi a supporto delle sue tesi Eusebio di Cesarea mentre cita Filone Erennio che cita Sanconiatone, dando per buona la datazione alla guerra di Ilio ma cambiando poche parole della citazione di Eusebio?

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    1. Salve. Non so se questo articolo risponde alla sua domanda o meno:

      https://guardopensoedico.wordpress.com/2019/07/02/sanchuniathon-la-verita-nascosta-da-mauro-biglino/

      Dovrei vedere cosa dice esattamente quando cita quegli autori, ma finora ha mostrato che spesso ha travisato, non so se volutamente o meno, sia gli autori antichi sia quelli moderni, al punto di attribuire loro l’esatto contrario di ciò che dicono davvero (v. il caso Bressanini).

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