In risposta a un sitchiniano

Ci risiamo. Come nel caso precedente, ancora una volta ritrovo il mio nome menzionato in un pdf volante scritto da un autore di pseudostoria che mi fa delle contestazioni che trovo assurde e campate in aria.

Questa volta a contestarmi è un teologo della nuova religione del Sitchinianesimo che si è risentito della mia breve critica a Zecharia Sitchin e che ha reagito in maniera piccata esattamente come avrebbe reagito un fondamentalista religioso davanti a una bestemmia nei confronti del fondatore del proprio culto.

Costui è venuto a contattarmi nei commenti sotto al mio video di confutazione del metodo messo in atto da Mauro Biglino, in una conversazione surreale in cui mette sistematicamente in atto le mancanze che lui stesso mi contesta. Non pago di ciò, ha deciso di scrivere un lungo pdf in risposta al mio breve articoletto su Sitchin, che chiama peraltro “articolaccio” e dicendo allo stesso tempo che sarei io a sentirmi toccato, quando invece a me tutta questa situazione diverte per il suo surrealismo. Come vedremo, infatti, costui mostra un’attenzione estremamente selettiva, al punto da raggiungere livelli grotteschi.

Dato che costui nei commenti ha detto pure che non ho risposto alle sue obiezioni, dopo che invece l’ho fatto diverse volte nei commenti precedenti, allora a costo di ripetermi metterò le mie obiezioni qui e poi le riporterò di nuovo, argomentate, nella seconda parte di questo post, per chi volesse leggerle tutte (anche se non so quanto ne valga la pena).

Avrei evitato volentieri questo ignobile teatrino, ma dato che il suo pdf ora appare nei risultati di ricerca quando si cerca il mio nome su academia, mi vedo costretto a rispondere altrettanto pubblicamente, così che non possa dire (come peraltro ha già fatto) che non ho risposto alle sue obiezioni.

Potrei contestare punto per punto tutto il pdf, ma non servirebbe a niente e francamente non ne ho né il tempo né la voglia e inoltre il post è già molto lungo e noioso così.

Tutto questo post si può riassumere in questo modo:

portami delle prove concrete dell’esistenza di Nibiru, come lo intende Sitchin, e degli Anunnaki

Fino ad allora potremmo stare a discutere all’infinito, senza arrivare mai a niente. Lui continuerebbe a negare di aver commesso degli errori e soprattutto continuerebbe ad accusare me delle proprie mancanze, il che può essere divertente all’inizio, ma poi dopo un po’ stanca.

Anche perché, in modo simile a un’altra polemica precedente di cui sono stato bersaglio, costui ha scritto un papiro di 13 pagine in risposta a un articoletto. Se ha fatto così per poche righe, cosa farà ora con un post più lungo? Scriverà un libro? Almeno lui ha avuto la decenza di venire a segnalarmi la sua risposta.

Comunque queste sono le mie principali obiezioni:

  1. non ci sono prove, né di questo fantomatico Nibiru, né di questi Anunnaki (e già questo da solo basterebbe per chiudere la questione fino a quando ci saranno le prove);
  2. Sitchin si è preso delle grosse libertà nelle traduzioni, giustificate con salti logici del tutto arbitrari;
  3. il sitchiniano ha provato a difendere il suo profeta inventandosi una supercazzola sull’uso delle maiuscole, ignorando così una regola della lingua inglese;
  4. alla mia richiesta di prove oggettive, il sitchinologo presenta un’opinione;
  5. ha citato un autore credendo di citarne un altro (!);
  6. in ogni caso, nel testo da lui citato c’era comunque scritto tutt’altro;
  7. in diverse occasioni ha dimostrato lui di non (voler?) capire le mie obiezioni, mettendo quindi in pratica il comportamento di cui accusa il sottoscritto.

Quindi per me la cosa si può chiudere qua: o porta le prove di questo fantomatico Nibiru (per come lo intende Sitchin) o stiamo a parlare del nulla. Potrei pure avere commesso delle imprecisioni, ma sono irrilevanti rispetto al messaggio centrale del mio post, cioè che quello che lui chiama “fenomeno” Nibiru esiste solo nella fantasia di Sitchin e dei sitchiniani.

A quanto dicono persone più esperte di me, di Sitchin e di tutti i sitchiniani messi insieme, il fondatore del credo degli Anunnaki ha male interpretato i testi sumeri. Tra l’altro, la definizione di “fenomeno” è quella di qualcosa che appare, che è manifesto, ma di fatto non si è mai visto nulla di questo Nibiru.

È luogo comune dei paleoastronautici assumere che chiunque non creda agli alieni debba essere per forza motivato da sentimenti religiosi. Il bello è che rivolgono questa scusa ad atei dichiarati, nonché a youtuber bestemmiatori. Anche costui non è da meno. È divertente infatti vedere poi questo sitchiniano concludere il suo pdf che sarei io credente, quando invece tra me e lui quello che crede a qualcosa senza averla mai vista e solo perché è scritta in un testo antico, non sono certo io. Il fatto che per me i testi antichi parlino dell’idea che quei popoli avevano della divinità non vuol dire che io condivida quelle idee. Quindi o per i paleoastronautici questa distinzione è troppo sottile da capire oppure, più verosimilmente, per loro è più facile liquidare così l’interlocutore, cercando di screditarlo accampando pregiudizi di fede. Il che si ritorce contro, però, nel momento in cui l’interlocutore non ha mai fatto discorsi di fede. Soprattutto, si ritorce contro nel momento in cui sono i paleoastronautici a credere che i testi sacri dicano il vero.

Se poi qualcuno porterà le prove dell’esistenza di questo presunto Nibiru o di questi presunti Anunnaki, giuro solennemente che ci crederò. Fino ad allora, però, se non se ne hanno le prove, parlare di queste cose per me è come parlare di Tatooine o di Mordor, per cui non penso valga la pena continuare ancora questa discussione, né di approfondire la lettura di Sitchin e dei paleoastronautici in dettaglio.

Pur senza conoscere necessariamente ogni virgola degli autori paleoastronautici, restano questioni metodologiche di fondo, cioè che (1) non ci sono prove concrete degli antichi astronauti e che (2) se una cosa è scritta in un testo, per quanto antico, ciò non la rende automaticamente vera. Se poi a questo ci si aggiunge che i vari sedicenti traduttori hanno imparato le lingue antiche da autodidatti e che si prendono delle grosse libertà nelle loro traduzioni al punto di inventarsele di sana pianta, ecco che non vale neanche la pena di perdere tempo ad analizzare e confutare ogni singola parola.

Quindi questo post può anche finire qua. Se poi qualcuno volesse vedere fino a che punto si spinge la capacità della mente umana di proiettare sugli altri i propri difetti, allora può continuare la lettura dopo questa riga, altrimenti può avere anche il buon senso di fermarsi qui.


Predicare bene…

Risposta a Demontis 1Risposta a Demontis 2

Già dai suoi primi commenti, mi pare di notare una certa boria e un’aria di importanza che cerca di dare a Sitchin e ovviamente anche a sé stesso. Infatti, nei primi tre commenti non ha fatto altro che buttarla sul personale cercando di mettermi in cattiva luce, ovviamente per presentare di riflesso un’immagine migliore di sé. Quest’aria di ostentata superiorità, invece che metterlo in una posizione migliore, non ha fatto altro che rendere ancora più assurda tutta la conversazione, perché avrebbe fatto più bella figura se avesse ammesso i propri errori, invece di girarci intorno e ingigantire quelli altrui. Infatti capita a tutti di sbagliare (tranne a lui e a Sitchin evidentemente) e non è un disonore ammetterlo.

Nonostante abbia detto già nel primo commento (oltre che qui nel blog) che non ci sono prove di quanto va dicendo il suo Maestro Sitchin, nella sua risposta ha detto che non ho smontato niente. Boh, sarà, ma il far notare che non ci sono prove concrete a me pare un argomento abbastanza convincente, perché implica che siano tutte fantasie, fino a prova contraria. Ribadisco che, se non ci sono le prove dell’esistenza di questo presunto Nibiru o di questo presunti Anunnaki, per me è come se stiamo parlando della Terra di Mezzo e degli Hobbit, cioè di fantasia, e quindi discuterne o anche solo leggere in dettaglio tutta l’opera di Sitchin lascia il tempo che trova. C’è una differenza sostanziale, però: Tolkien e i tolkeniani non pensano che sia tutto vero e tengono ben distinta la realtà dalla fantasia e non hanno certo la pretesa di riscrivere la storia, come invece fanno i paleoastronautici.

Ma passiamo ora al pdf:

Demontis1

Già dall’esordio vediamo il tono che prenderà tutto l’articolo. In poche righe ha già mostrato non un atteggiamento volto a un sereno e pacato confronto di idee, ma, a mio avviso, mostra solo la volontà di trovare degli appigli per denigrare l’interlocutore, rischiando di perdere di vista il buon senso e finendo per commettere due grossolani errori. Il primo è che, se avesse cliccato sul post successivo, avrebbe letto che non era mia intenzione occuparmi della teoria esointerventista in sé, ma della storia di questa idea e di come si è sviluppata nel corso dei decenni. Questa sua svista non è affatto grave di per sé, ma diventa nel suo caso tragicomica nel momento in cui fa più volte la predica agli altri sul fatto che bisogna conoscere bene un autore prima di criticarlo, finendo lui stesso per criticare qualcuno senza aver neanche fatto la fatica di un clic:

Demontis - Criticare chi non si conosce 1
Tutto giusto ma, a quanto pare, non sono certo l’unico a doverlo capire.

L’altro aspetto comico di quelle righe più in alto è che mi sembra voler fare del sarcasmo sul fatto che una laurea in ebraico e una specializzazione (dimenticandosi del dottorato) in storia delle religioni non sarebbero adatti a occuparsi della storia della paleoastronautica. A parte che la paleoastronautica è ormai riconosciuta dal mondo accademico come quasi-religione e a parte che studiare la storia delle idee è esattamente la mia specialità sin dalla tesi di laurea magistrale, ma soprattuto gli chiedo: quale sarebbe invece un titolo che permetterebbe di parlare della storia della teoria dell’esointervento? Un diploma in chimica industriale come quello che ha lui? O una laurea triennale in economia come Sitchin? Se non altro, almeno l’ebraico è imparentato all’accadico, che era parlato in Mesopotamia. Quindi fra me, lui e Sitchin, quello che ha studiato all’università qualcosa di vagamente più attinente a ciò di cui ci si sta occupando sono proprio io. Ma a questa obiezione ovviamente non ha saputo o voluto rispondere e ha preferito far finta di niente.

L’oro nell’atmosfera

Sitchin sostiene che questi presunti Anunnaki avrebbero bisogno di oro per stabilizzare l’atmosfera del loro pianeta. Dove sarebbe scritto tutto ciò? Nei “testi sumeri”, ovviamente, ma non mi risulta dica quali o dove. Ribadisco che trovo assurdo che l’oro sparisca dalla faccia di un pianeta, così nel nulla. Tra l’altro, non ho mai sostenuto che Sitchin abbia apertamente sostenuto che l’oro sfuggisse o svanisse nel nulla, ma certamente è implicito nella sua ipotesi nel momento in cui sostiene che ve ne fosse un continuo bisogno. Il mio era solo un esempio per dire che l’oro, essendo un elemento e quindi non potendo svanire nel nulla, si può comunque recuperare e riciclare. Mi si contesta anche questo, dicendo che non scappa dall’atmosfera, ma viene sparso con opere di geoingegneria. La risposta che mi ha dato, mettendo in mezzo le scie chimiche, non risponde tuttavia alla mia obiezione, che mi sembra quindi che non abbia capito. Capita a tutti, ma non venga poi a fare prediche agli altri proprio su questo. Tutti commettiamo degli errori, ma c’è chi ha l’umiltà e l’onestà intellettuale di riconoscerli e chi invece giudica severamente quelli degli altri per non vedere i propri.

Demontis - Atmosfera
Infatti non ho mai detto che Sitchin sostiene una cosa del genere, facevo solo un esempio per dire che appunto l’oro si poteva recuperare e che non dovrebbe svanire nel nulla.

I macchinari

Trovo assurda l’ipotesi di Sitchin secondo cui questi presunti Anunnaki avrebbero creato gli umani come schiavi per estrarre l’oro per il loro pianeta. Trovo infatti assurdo impiegare centinaia di migliaia di anni per creare una specie senziente invece che utilizzare dei macchinari. A dimostrazione del fatto che per i paleoastronautici lo scetticismo va bene, purché non sia fatto contro le loro teorie preferite, il sitchinologo mi contesta anche questo, esprimendo dei dubbi sulla mia capacità di immedesimarmi nelle situazioni. Per qualche motivo, egli ritiene il creare una specie, aspettare anni per avere degli individui adulti e adatti al lavoro (quindi fornendo loro del cibo per anni senza che producano niente), senza contare malattie, vecchiaia, rischi di ribellione, ecc. ecc., insomma tutto questo sarebbe più efficiente che costruire dei macchinari, che sono più rapidi da costruire rispetto alla formazione di un essere vivente, sono più efficienti, non si lamentano, consumano molto meno, ecc. ecc. Boh, forse sono io che non mi so immedesimare quanto lui, che peraltro in questo contesto parla degli Anunnaki all’indicativo, come se esistessero veramente. Trattando la loro esistenza come un fatto assodato, dimostra di dimenticarsi del fatto che siamo invece nel campo delle speculazioni più libere, dando l’impressione che stia confondendo la realtà con l’immaginazione.

Tra l’altro, il loro pianeta non stava morendo? Se stava morendo, com’è che ci hanno impiegato centinaia di migliaia di anni? Ma poi, perché invece non si sono trasferiti direttamente qua? Nessuno dei sitchinologi a cui ho fatto queste domande mi ha dato finora delle risposte soddisfacenti.

L’ebraico di Sitchin

Poi si è parlato del fatto che a me risultava che Sitchin avesse studiato ebraico, accadico e sumero da autodidatta, basandomi su un articolo che il polemista ritiene sbagliato su più fronti. Va bene, poniamo pure che l’articolo da cui ho attinto fosse tutto sbagliato. Questo, secondo lui, sarebbe un errore imperdonabile da parte mia:

Demontis3

Sarà, ma se Sitchin ha studiato comunque sumero e accadico da autodidatta e le sue teorie sono basate proprio su delle traduzioni (molto molto libere) dal sumero e dall’accadico, cosa sarebbe di imperdonabile nel mio errore? In cosa ciò renderebbe più valide le teorie di Sitchin o meno valide le obiezioni dei suoi critici? Per stessa ammissione della nipote di Sitchin, Janet, l’autore ha studiato quelle due lingue da autodidatta. Quindi, anche se ciò che dico non è del tutto esatto, all’atto pratico ciò non cambia nulla. Un altro discorso sarebbe stato se fosse venuto fuori che Sitchin aveva qualche laurea in ebraico o qualche altro importante riconoscimento, ma per quanto ne sappiamo potrebbe aver imparato solo l’ebraico moderno parlato, durante la sua permanenza nella Palestina mandataria. Quindi, sarò di parte, ma a me tanto imperdonabile non pare questo errore, che comunque riconosco come imprecisione, ma che non inficia affatto la questione di fondo: che non ci sono prove di Nibiru e degli Anunnaki e che Sitchin si è preso delle grosse libertà nelle sue “traduzioni”, come vediamo nel prossimo punto.

Anunnaki e Nefilim

Poi mi si contesta anche questa affermazione che ho fatto su una pseudoetimologia di Sitchin.

Demontis - Anunnaki

Intanto mi sono basato su questa traduzione:

Sitchin - Anunnaki

Quindi non si capisce il senso della sua obiezione e dove sarebbero i miei “gravissimi errori”. Nella traduzione che ho usato io, c’era la parola “esattamente”, che non c’è nell’originale. Il sitchinologo, prima di accusare gratuitamente il sottoscritto, avrebbe dovuto controllare meglio la fonte, che cito con tanto di numero di pagina. È il minimo che ci si aspetterebbe da uno che fa i predicozzi agli altri sul conoscere bene qualcuno prima di criticarlo.

Ma l’apice dell’assurdità la raggiunge con la questione delle maiuscole, che secondo lui indicherebbero la differenza fra traduzione letterale e aggiunta successiva. Questa obiezione basata sull’uso delle maiuscole è una speculazione bella e buona e anche un po’ ridicola perché pare un’arrampicata sugli specchi di livello olimpionico. Infatti, quando si usa il maiuscolo in questi casi particolari della lingua inglese, parole come le preposizioni e gli articoli restano in minuscolo. Possiamo vedere un esempio di ciò nella prima frase virgolettata, in cui “from” e “to” non hanno la maiuscola, che invece hanno tutte le altre parole del contesto. Eppure il nostro, sul suo curriculum pubblico, vanta di avere un livello C2 in inglese, nonché, a detta sua (grassetto mio) si vanta essere esperto di diverse varianti della lingua d’Albione:

He is also a well-trained self-taught in ancient and poetical english, aussie english, canadian english, indian english,

E non conosce questa regola?! La conosco io nella mia ignoranza e lui no? Come si spiega questo fatto? E meno male che è “well-trained”! Ah, ma se lo dice lui…

Ma d’altronde, come ci si può aspettare che conosca l’ortografia inglese, quando dimostra di non conoscere neanche quella italiana, dato che lascia sistematicamente lo spazio dopo l’apostrofo e altrettanto sistematicamente inverte gli accenti acuti e quelli gravi? Queste ultime cose, in un’altra occasione, le avrei lasciate correre. Ma nel momento in cui uno si pone in tono saccente e spocchioso, allora farebbe bene a essere perfetto e impeccabile, altrimenti rischia di coprirsi di ridicolo con le proprie mani.

Fatto sta che Sitchin lascia intendere chiaramente che “dai cieli sulla Terra” sia parte dell’etimologia, etimologia che però sembra essersi inventato di sana pianta. Per giustificare questa invenzione del suo profeta, questo teologo si è inventato dal nulla tutta una questione delle maiuscole che indicherebbero la traduzione letterale e le minuscole un’aggiunta successiva, ma questa è una pura illazione, dato che il suo stesso Maestro, peraltro, non dice nulla del genere.

Questa è la paleoastronautica: illazioni create ad hoc per giustificare altre illazioni fatte da gente che pretende di riscrivere la storia in base alle loro convinzioni personali.

Anunnaki
Da J. Black e A. Green, Gods, Demons and Symbols of Ancient Mesopotamia. An Illustrated Dictionary, The British Museum Press, Londra 1992 (rist. 2004), p. 34.

Comunque si veda la questione, anche accettando per assurdo la versione del sitchinologo, ipotizzando questa nuova regola delle maiuscole che indicherebbero le traduzioni letterali per distinguerle da quelle non letterali, in ogni caso Sitchin sembra sbagliare totalmente l’etimologia, che stando ai dizionari sembra essere quella di “stirpe regale” (o “principesca”). Non c’è nessun riferimento alla discesa nel significato di “Anunna”, così come è descritto da due professori. Non so voi, ma tra chi ha studiato sumero e accadico da autodidatta e chi quelle lingue le ha insegnate a Oxford e che è stato curatore di museo, tenderei a credere più ai secondi, soprattutto se i primi le loro teorie le vendono direttamente al grande pubblico, invece di sottoporle a revisione tra pari.

Uno strano concetto di “prova oggettiva”

Quando chiedo una prova oggettiva che il sigillo VA243 indicherebbe il sistema solare, il teologo del Sitchinianesimo dà il meglio di sé.

Demontis - Sigillo 1

Intanto, quel libro non è di Marzahn, ma è di un tale Peter Nowak, un correligionario del nostro sitchiniano tanto polemico, che quindi ha già preso una prima grossa cantonata, citando infatti Nowak credendo di citare Marzahn. Colui che mi critica dicendo che vorrebbe insegnarmi a conoscere qualcuno prima di criticarlo arriva a citare una persona credendo di citarne un’altra. Non solo! Infatti questo Nowak sta citando Marzahn, dicendo che secondo quest’ultimo il VA243 è dovuto, almeno in parte a danneggiamenti (“Beschädigungen”). Quindi il sitchiniano ha comunque capito tutt’altro rispetto a quello che dice Marzahn. Infine, la ciliegina sulla torta è quella di riportare (male) un’opinione quando io avevo chiesto una prova oggettiva che quel sigillo rappresenti il sistema solare. No, caro sitchinologo, «l’ha detto l’accademico Marzahn» non è una prova oggettiva. Tanto più che Marzahn neanche si è sognato di dire una cosa del genere, anzi in un articolo ha scritto proprio il contrario, cioè che il VA243 non rappresenta il sistema solare:

Marzahn
Ecco cosa ne pensa davvero Joachim Marzahn: che sono fantasie (“Phantasien”) quelle che considerano il VA 243 come una raffigurazione del sistema solare.

E che il Sole sia una stella lo sappiamo noi, ma dovrebbe lui dimostrare che lo sapessero i sumeri. Fatto sta che sta a lui dimostrare con prove concrete che quel sigillo rappresenti il sistema solare. Sto ancora aspettando.

Poi dice che il VA243 è un sigillo e non un testo, ignorando il fatto che anche “STOP” su un segnale stradale è un testo, facendo quindi un’altra obiezione sbagliata, parlando di cose di cui non ha le conoscenze basilari, tipo la definizione stessa di “testo”. Ciò non gli impedisce, però, di fare la paternale agli altri.

La Bibbia come riassunto dei testi sumeri?

Negli ambienti paleoastronautici si dice spesso che la Bibbia sarebbe una sintesi o una copia dei testi sumeri. Questa posizione era sostenuta negli ambienti accademici ottocenteschi, ma è stata abbandonata quando si sono studiati più approfonditamente i testi chiamati in causa. Il sitchinologo mi chiede di dimostrare che non è così ma prevede che non potrò farlo. Intanto è lui che deve dimostrare che è così, perché il contrario è facilmente dimostrabile: se si distoglie l’attenzione selettiva solo sui pochi punti in comune (la cui esistenza non nego affatto) e la si pone sulle numerose e più grandi differenze, allora non si può più sostenere onestamente che tutta la Bibbia sia una sintesi dei testi sumeri. Infatti io parlavo della Bibbia in generale, non di alcuni passi. Anche qui, risponde male a una mia obiezione che non ha capito, forse perché l’ha letta superficialmente o con pregiudizio o forse solo per il gusto di attaccare.

“Fango” = “ovulo di scimmia”?

Contestandomi la mia obiezione per cui Sitchin si sarebbe inventato arbitrariamente la traduzione del termine “argilla” come “ovulo di scimmia” per giustificare la sua teoria esointerventista, il sitchiniano ha riportato tale passo del suo profeta:

Demontis - Uovo

Secondo lui, quindi un’argomentazione che si basa su un “perché no?” sarebbe valida. Senza contare che si basa sull’assonanza di una radice di un sinonimo del termine usato per indicare l’argilla. Questa, secondo Sitchin e il suo seguace, sarebbe quindi una prova dell’esointervento: l’assonanza del termine “uovo” con la radice del sinonimo del termine che indica l’argilla. Se questo non è arrampicarsi sugli specchi, allora non so cosa lo sia. Se vogliono fornire una prova dell’esointervento, dovrebbero fare molto di meglio che appigliarsi alle radici, non dei termini usati, ma dei loro sinonimi! Inutile dire che questa pseudoetimologia non costituisce affatto una prova.

Letterale?

Demontis - Letterale

Sì, come no, “letterale”. Rendere “fango” come “ovulo di scimmia” è la sua idea di traduzione letterale. Ok.

L’apoteosi

Demontis - Apoteosi

Qui raggiunge l’apoteosi. Il testo l’ho citato, scritto lì, nella stessa frase che mi sta contestando. Ah già, ma il VA 243, per qualche motivo, non conta come testo, dimenticavo.

Stesso discorso vale per la pseudoetimologia di “là acque” per indicare i cieli, che il sitchiniano ritiene valida, pur chiamandola anche lui “pseudoetimologia”. Già di per sé un’etimologia non vuol dire granché ai fini della ricostruzione storica, a maggior ragione se è “pseudo”: in quel caso non vale proprio niente. Ma d’altronde non ci si può aspettare queste finezze filologiche da un diplomato in chimica industriale, semplicemente non è nelle sue competenze e non gliene faccio una colpa.

Gli contesto invece la presunzione di venire a insegnarmi il mestiere di storico, come se io andassi da lui a insegnargli il suo: mi coprirei solo di ridicolo, come sta facendo lui con i suoi atteggiamenti spocchiosi uniti all’ignoranza delle regole dell’ortografia inglese, al citare studiosi che dicono l’esatto opposto o al considerare opinioni come prove oggettive.

Il gran finale!

Demontis - Conclusioni

«Consiglio di leggere i libri che vuole criticare» disse quello che non ha fatto neanche la fatica di cliccare su un link che aveva sotto il naso o di finire di leggere la frase che mi sta contestando.

«Andare a cercare il precedente storico di dibattito» disse quello che ignora bellamente le critiche che gli sono state fatte nei commenti.

«Armarsi di tanta, tanta umiltà» disse quello che nel proprio curriculum ipertrofico su academia.edu riporta anche le lingue che conosce solo in minima parte (giusto per allungare l’elenco) e che scrive pure di sé che:

he is one of the leading expert on the matter of Enochian Language in Italy

Ora, anche se fosse vero, quella di essere un “leading expert” è una cosa che va riconosciuta da altri. Metterselo da solo sul curriculum è quanto di più autocelebrativo si possa fare. E comunque essere esperto di una lingua inventata non è esattamente motivo di vanto, ma vabbè. Di sé scrive inoltre:

He is the leading italian researcher and author on Zecharia Sitchin’s theory, and has produced some of the most important articles regarding the Ancient Astronaut Theory

E d’altronde abbiamo visto quanto sia “well-trained” in inglese, non conoscendo la regola dell’uso delle maiuscole in quei casi particolari. E costui, questo teologo del sitchinianesimo, che va autocelebrandosi sui suoi profili social, va pure a predicare agli altri che dovrebbero avere “tanta, tanta umiltà”…

«Lasciando da parte il proprio credo personale», disse quello che crede ciecamente all’esistenza di un pianeta che nessuno ha mai visto e che parla dei presunti Anunnaki all’indicativo, come se esistessero davvero, dimenticandosi che si stanno facendo solo delle selvagge speculazioni sul nulla.

Complimenti a chiunque sia riuscito ad arrivare fino in fondo, cioè probabilmente solo il destinatario di questo post, che però ovviamente ignorerà tutte le cose scomode che ho detto e farà un po’ come quella storia del piccione che gioca a scacchi.

Considerazioni conclusive

In conclusione, quindi, le sue obiezioni vanno spesso sul personale, mancano totalmente di autocritica e sembrano mostrare un atteggiamento che trovo abbastanza arrogante e che il più delle volte ho riscontrato, sia dal vivo, sia online, proprio presso sostenitori della pseudostoria.

Generalizzando al massimo, si fa sempre più strada il sospetto secondo cui la spinta a credere a certe teorie sia data, almeno in alcuni casi, da un malcelato desiderio di sentirsi migliori degli altri. Gli autori di pseudostoria, in genere, tendono a identificarsi con le loro teorie, così come i lettori tendono a identificarsi come i liberi pensatori che si distinguono (ovviamente in meglio) dal resto della massa che crede “a quello che ci dicono”.

In entrambi i casi, fatte le dovute eccezioni, non si può mai avere un dibattito sereno e pacifico, perché una volta che si è associata la propria identità a certe convinzioni, ogni volta che queste verranno messe in discussione, ci si sentirà minacciati nel proprio ego e scatteranno delle reazioni che vanno dalla violenza verbale (e basti guardare alcuni commenti sotto il mio video sui presunti alieni nella Bibbia) al passivo-aggressivo.

Uno che non fa dipendere la propria identità dalle sue convinzioni non ha problemi nel discuterle serenamente ed essere disposto a metterle e mettersi in discussione. E questo, ovviamente, è valido per qualsiasi categoria di persone, qualsiasi cosa credano o non credano.

Chi sceglie di basarsi solo sulle prove, invece, non ha di questi problemi, perché cambia idea quando vengono trovate prove nuove. Fino ad allora, è libero di considerare fantasia tutto ciò che non è dimostrato con prove concrete.

5 risposte a "In risposta a un sitchiniano"

Add yours

  1. Caro professore,
    Si tratta di una lotta impari: la serietà storica e l’onestà intellettuale contro la cecità, il dogmatismo e l’imbecillità di certa gente. È inutile dare perle si porci.
    Per quanto mi riguarda, ho solo da imparare dalle sue conoscenze e dai suoi articoli. Grazie.

    Piace a 1 persona

    1. Grazie. Specifico che non sono professore, ma un semplice ricercatore. È degradante per un accademico abbassarsi a certi livelli, ma purtroppo visto che il tizio in questione ha messo un pdf pubblico con tanto di mio nome e cognome nel titolo, a questo punto mi sono sentito in dovere di rispondere. Comunque, che se ne renda conto o no, quel suo pdf resta un monumento alla sua presunzione: infatti, come l’ho notata io la sua scarsa conoscenza dell’ortografia inglese e anche di quella italiana, così se ne accorgeranno anche altri e ognuno trarrà le proprie conclusioni.

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