La divulgazione accademica, quella “di confine” e il libero pensiero

Nonostante mi fosse stato sconsigliato da diversi professori, decisi di dedicare quest’anno  lavorativamente più tranquillo alla divulgazione. Come ho già scritto, infatti, ritengo che vi sia bisogno di conoscere da parte del pubblico, ma questo bisogno è finora colmato in gran parte da gente con scarse competenze, quando va bene, quando non da ciarlatani e imbonitori, nei casi peggiori.

Mi chiedevo come mai il mondo accademico tacesse su queste tematiche (o almeno quella era la mia impressione) e, stando a ciò che sostengono coloro che si occupano delle cosiddette “scienze di confine”, ciò accadrebbe perché si vorrebbero insabbiare verità scomode.

Ricostruendo la storia di queste idee, invece, viene fuori che queste presunte “verità scomode” nacquero dai racconti dell’orrore di Lovecraft, furono presentate da Sagan e Shklovskii come semplici ipotesi e poi, una volta scartate dal mondo accademico perché basate su errate interpretazioni, furono appropriate da autori che si ponevano volutamente al di fuori del metodo scientifico, quali ad esempio Louis Pauwels & Jacques Bergier e Peter Kolosimo.

A partire dagli anni ’60, quindi, sono gli autori cosiddetti “di confine” a rifiutarsi di adottare i metodi delle discipline storiche, salvo poi pretendere che la storia venga riscritta a loro piacimento. Tra l’altro, come insegna la storia stessa, chiunque abbia voluto riscriverla è sempre stato spinto da motivi ideologici di fondo, il che dovrebbe mettere quantomeno in guardia.

Quindi, se la scienza non si occupa di paleoastronautica, è perché chi l’ha proposta finora è gente che si rifiuta di utilizzare le tecniche e i metodi con cui ci si approccia normalmente un qualsiasi argomento storico. Se la paleoastronautica non è riconosciuta dalla “scienza ufficiale” è per colpa dei suoi stessi promotori, non degli accademici.

Perché quindi gli accademici non sembrano divulgare tanto e in particolare perché gli storici non sembrano voler confutare la paleoastronautica e tutta la cosiddetta “archeologia di confine”?

Intanto, per fare un’affermazione “alternativa” non ci vuole niente, in termini di tempo e di sforzo. Ad esempio è facile fare affermazioni altisonanti come «non c’è creazione nella Bibbia», «la Bibbia non parla di Dio», «non c’è eternità nella Bibbia» e «non è un caso se “iPhone” somigli a “efod”» (sic!): ci vuole giusto il tempo di inventarle e metterle per iscritto. Per dimostrare l’assurdità di affermazioni del genere, invece, bisogna prendere, ad esempio, tutte le occorrenze della creazione nella Bibbia, mostrare i passi dove YHWH viene descritto come creatore del mondo (come ad esempio nel capitolo 38 di Giobbe oltre che, ovviamente, nella Genesi), oppure prendere il dizionario e mostrare che ci sono ben due sinonimi per indicare l’eternità, poi mostrare che “phone” viene da “telephone” e quindi dalla parola greca per indicare il suono e soprattutto che l’efod non è nemmeno il pettorale, ecc. ecc.

Insomma, per fare un solo articolo divulgativo di confutazione ci vuole molto più tempo che per scrivere un intero libro di paleoastronautica. Anche provare a discutere con alcuni dei sostenitori più accaniti di queste teorie alternative si è rivelato spesso frustrante e un’ulteriore perdita di tempo a sua volta, esattamente come mi era già stato pronosticato dai professori a cui ho accennato all’inizio dell’articolo.

Come ogni credenza non basata su prove concrete, infatti, anche la paleoastronautica tende ad attirare i propri fanatici e ho personalmente avuto a che fare con gente che non voleva sentire ragioni neanche davanti all’evidenza, oltre che con veri e propri squilibrati incapaci di pensieri coerenti e ragionati e in grado solo di insultare. Uno studioso che voglia mettere a disposizione le proprie competenze, quindi, per quanto si ponga nel modo più pacato possibile e incentri il discorso il più possibile sui fatti e non sulle opinioni o sulle persone che le esprimono, spesso si ritrova a dover difendersi da insinuazioni gratuite, quando non da insulti immotivati e attacchi ingiustificati alla propria persona. Questi sono ovviamente i comportamenti tipici di chi non ha argomenti validi, tuttavia uno ad un certo punto si rende conto di come questo approccio alla divulgazione sia non solo poco efficace, ma anche controproducente. Quindi un divulgatore, o aspirante tale, difficilmente avrà voglia di discutere con chi, nonostante si iscriva a gruppi nati apposta per la discussione, non dimostra invece la minima volontà di confrontarsi.

Infine, i libri divulgativi scritti da accademici esistono in circolazione da sempre, quindi il pensare che il mondo accademico sia chiuso e si tenga per sé le conoscenze è frutto di un’impressione sbagliata. Ad esempio, ho avuto a che fare con entusiasti di Mauro Biglino, il quale propone una sovrainterpretazione della Bibbia, spacciandola per lettura letterale. Molti dei suoi sostenitori, pur non condividendo la sua lettura paleoastronautica della Bibbia, sono rimasti affascinati dall’idea che si potessero leggere i testi sacri in modo non fideistico, pensando che sia una sua esclusiva. Come ho già scritto, invece, studi critici e non teologici del testo biblico esistono già da quattro secoli e sono portati avanti con metodi ormai ben collaudati e raffinati nel tempo, da una cooperazione fra centinaia, se non migliaia, di studiosi specialisti di diverse discipline. A chi avesse voluto saperne di più della Bibbia da un punto di vista laico sarebbe bastato infatti leggere, solo per citarne alcuni, Oltre la Bibbia di M. Liverani, o L’antico testamento curato da P. Merlo, o anche cominciare con Ebraismo curato da G. Filoramo. In quest’ultimo, ad esempio, si parla chiaramente della fase politeistica più arcaica della religione ebraica e delle tracce che questa ha lasciato nella Bibbia. Il libro è stato stampato in diverse edizioni, anche economiche, all’interno di una collana di Storia delle Religioni, che uscì in abbinamento con almeno un paio di quotidiani.

Quindi non è vero che il mondo accademico non faccia divulgazione. Più banalmente i libri scritti da accademici, essendo più ragionati e pieni di fatti (invece che di semplici ipotesi, per non dire illazioni) possono forse risultare più noiosi e quindi meno appetibili al grande pubblico, rispetto a quelli sensazionalistici “alternativi”. La differenza che c’è fra un testo divulgativo scritto da storici accademici e uno scritto da storici “di confine” è la stessa che c’è fra un reportage giornalistico serio e un articolo di una rivista scandalistica: mentre il primo è scritto dopo un lavoro di ricerca sulle fonti e presentando in modo ragionato i dati raccolti e separando i fatti dalle opinioni, il secondo è fatto di getto, raccogliendo pezzi sparsi qua e là, usando le conclusioni come premesse e dicendo quello che il pubblico vuole sentirsi dire, mentre si finge di rivelare presunte verità scomode. I primi fanno leva sulla logica discorsiva, quindi sulla testa, mentre i secondi sull’emotività, quindi sulla pancia, ad esempio alimentando il sentimento del fascino del mistero attraverso mezze affermazioni, domande, dubbi e stimolando l’immaginazione piuttosto che lo spirito critico. La prova che certi autori facciano leva sulla pancia è costituita dalle reazioni spesso anche violente che ho riscontrato da parte di alcuni seguaci di queste teorie “alternative” nel momento in cui le ho contestate, anche presentando dati di fatto. Reazioni violente che certo non si spiegherebbero se costoro fossero davvero dei liberi pensatori come professano di essere: un libero pensatore sceglie di credere a qualcosa in base ad argomentazioni razionali e, davanti a una contestazione, espone i motivi logici per cui crede a una determinata cosa invece che un’altra. Libero pensiero non vuol dire pensieri in libertà o credere a qualcosa solo in quanto etichettata come “alternativa”! Il fanatismo, evidentemente, non è affatto un’esclusiva di certi ambienti religiosi più estremi.

Gli autori di pseudostoria hanno inoltre tutto l’interesse a dare l’impressione che certe domande siano irrisolte. Gli autori di pseudostoria, fra i quali finora non ne ho trovato uno che abbia titoli di studio pertinenti alle cose di cui si occupa, hanno inoltre tutto l’interesse a instillare l’idea di essere fra i pochi ad avere accesso a una verità superiore che le masse non conoscono e che gli specialisti vorrebbero nascondere a tutti i costi. L’ironia della sorte è che accusano il mondo accademico della stessa scorrettezza che loro stessi sono i  primi a praticare, cioè nascondere dati di fatto che sono scomodi per la propria teoria che si vuole promuovere. Gli autori “alternativi” hanno infatti tutto l’interesse, in termini di consenso, ma anche economici, di tenere il pubblico nell’ignoranza degli argomenti trattati e, presentandosi come i soli interpreti sinceri e affidabili, di alimentare la sfiducia verso chiunque dica qualcosa di diverso.

Quindi più banalmente, finora tutti quelli che hanno presentato queste ipotesi alternative non hanno mai voluto usare gli stessi metodi che si usano normalmente per qualsiasi altra ricerca storica, anzi i metodi che usano sono molto più simili a quelli delle sètte, fra cui promuovere l’idea di essere fra i pochi a conoscenza della verità e il disprezzo verso coloro che la pensano diversamente, che sguazzerebbero nell’ignoranza.

Tra l’altro, per poter affermare con cognizione di causa che il mondo accademico non sia affidabile, bisognerebbe mostrare gli errori fattuali o fallacie logiche di tutti i libri accademici! Non mi risulta che nessun autore l’abbia mai fatto. Inoltre, come ho già scritto, mettere continuamente in discussione la ricerca precedente è ciò che accade già nell’università: si trovano e si correggono gli eventuali errori fattuali o di metodo fatti dai predecessori e si portano le prove necessarie per le correzioni. Ovviamente nessuno degli autori di pseudostoria fa niente del genere, perché per fare questo occorrerebbe studiare, imparare i metodi della ricerca e mettersi al passo. Troppa fatica, senza contare che poi si rischia seriamente di veder crollare le proprie teorie. Molto più semplice, invece, criticare il mondo universitario (salvo poi usarne gli studi quando fanno comodo) con accuse gratuite e mai motivate, senza preoccuparsi di fornire prove e dimostrazioni. Se, infatti, è prassi, ogni volta che ci si affronta un argomento, fare i conti con la letteratura scritta in precedenza e criticarla con cognizione di causa, la letteratura pseudostorica sorvola o liquida con brevi frasi senza mai entrare nel merito, il tutto mentre si accusa poi il mondo accademico di essere dogmatico. Ogni critica non viene discussa nel merito, ma viene automaticamente accusata di essere un tentativo di censura. Non ho mai visto, infatti, un autore di pseudostoria mettersi davvero in discussione, anzi la tendenza generale è quella di citare per lo più altri autori “alternativi”, evitando così di esporsi a idee troppo diverse. Per il modo in cui si comporta, la divulgazione “alternativa” è quindi più simile alla propaganda e alla disinformazione che a una vera divulgazione.

I metodi di interpretazione dei testi e di ricostruzione storica usati nel mondo accademico non sono richiesti per capriccio o pedanteria gratuita, ma servono invece a garantire il più possibile l’oggettività e forse è questo il motivo per cui non sono usati, anzi sono disprezzati, da chi vuole spingere la propria idea personale e “alternativa”, quindi soggettiva. Inoltre pare non ci sia la volontà non solo da parte degli autori, ma anche da parte di molti fan delle teorie “di confine” di provare a leggere fonti diverse da quelle che dicono ciò che già si vuole sentire.

Facile avere la mente aperta a quello che già si vuole credere ed è comodo fare i liberi pensatori con un pensiero unico.

Una risposta a "La divulgazione accademica, quella “di confine” e il libero pensiero"

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  1. Gentile Dott. Cuscito, perchè non fa anche lei un video o articolo dove spiega come “trovare buoni libri di storia” in italiano, come fatto qui dal canale di divulgazione storica “The Cynical Historian” https://www.youtube.com/watch?v=XEWl49PI4vw
    A mio parare una guida del genere può essere un ottimo deterrente contro certe teorie pseudostoriche e un ottimo aiuto per gli appassionati non accademici per trovare buoni volumi.

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