Ancora una volta, io non credo che siano fatti avvenuti davvero.
Tutto fa pensare che i testi biblici siano in gran parte testi nati per creare e mantenere l’identità di un popolo e per giustificare un culto (e quindi una casta sacerdotale).
La domanda «come spieghi questa cosa o quest’altra?» implica che chi la sta ponendo creda che siano resoconti di fatti reali. Quindi andrebbe posta a un teologo o a un paleoastronautico.
Dato che non ci sono prove che confermino che quegli eventi siano avvenuti davvero, uno storico può solo limitarsi a dire che ciò che è scritto significa semplicemente che qualcuno voleva comunicare qualcosa.
Nel caso della gloria, con quel termine si intende una manifestazione della divinità. Non solo nell’ebraismo, ma anche in alcuni miti greci (si pensi ad esempio al mito di fondazione dei misteri eleusini), si riteneva che se una divinità si fosse veramente rivelata in tutto il suo splendore (appunto, la gloria), un essere umano sarebbe morto.
Questo è il senso di quel brano biblico: Mosè non può guardare in faccia la divinità.
Inoltre, in nessun punto la gloria è descritta come un mezzo. Semplicemente, il testo non parla di dischi volanti. Se qualcuno vuole vederli per forza anche dove non ce ne sono, chi sono io per impedirlo?
Quella di vederci un mezzo volante in un testo che non ne parla è un’interpretazione ideologica. Se ci si ferma alla lettura letterale, il testo dice altro.
E, per l’ennesima volta, una cosa scritta in un testo, di per sé, non è prova di nulla, fino a prova contraria. Prove al momento non ce ne sono, per cui non vedo quale sia la difficoltà di considerarla come una storia inventata.
Quel brano riflette semplicemente le credenze dell’epoca. Se non si hanno prove, perché prenderlo per vero?