
Di recente è uscito un lungo documentario ad opera dell’autore “alternativo” Graham Hancock, che è stato uno dei miei preferiti in assoluto, quando da ragazzino mi appassionavo di pseudostoria.
Il documentario, che parla del cavallo di battaglia di Hancock, vale a dire Atlantide, è stato fortemente criticato dagli archeologi, che hanno chiesto a gran voce che venga spostato nella categoria “fiction” invece che essere presentato come se avesse una qualche valenza scientifica.
Massimo Mazzucco, uno dei più noti sostenitori e divulgatori di teorie “alternative” in Italia, ha scritto un post in cui grida alla censura e, con toni apocalittici e un po’ vittimistici, parla di battaglia per il libero pensiero. Ovviamente, il “libero pensiero” è quello di chi la vede come lui.
Posto qui di seguito il commento che ho lasciato in risposta a tale post (dopo averlo prima postato come commento privato a un mio amico che lo ha condiviso), curioso di sapere quanto tempo durerà, se riceverà risposte o se sarà cancellato in nome del libero pensiero e della lotta al pensiero unico.
Il problema che il mondo accademico ha con queste teorie è molteplice.
In primis, c’è il dato di fatto non da poco che non ci sono prove solide a supporto, e lo dice anche il post che hai condiviso: «Sia chiaro, non c’è niente di dimostrato». Ora, questa cosa da sola basta a liquidare il tutto come opinioni personali di Hancock. Non è una cosa contro di lui o contro gli alternativi, è così che ci si comporta anche con gli accademici che fanno teorie che non sono supportate da prove: tali teorie sono relegate al campo delle ipotesi, cioè delle opinioni.
Il secondo grosso problema è che tali autori ignorano il contesto di certe prove o presunte tali e le reinterpretano a modo loro. Se si prende una qualsiasi presunta “prova”, nessuna di queste è inequivocabilmente legata ad Atlantide (o agli alieni o a qualsiasi altra cosa “strana”), ma è sempre soggetta a interpretazione dell’autore di turno che vuole per forza collegarla a ciò che vorrebbe dimostrare lui.
Il fatto che vengano presentate «in forma di interrogativo, non certo come affermazioni categoriche» non esime dal criticarle lo stesso. Anzi, a maggior ragione si dovrebbe accettare qualsiasi risposta a tali interrogativi e un’eventuale risposta negativa dovrebbe piuttosto servire da stimolo a migliorarsi. È questo ciò che succede nel processo di revisione paritaria che vige nel mondo accademico. Tra gli “alternativi”, invece, viene direttamente pubblicata e venduta al grande pubblico ogni cosa che viene in mente. Liberissimi di farlo, ma non è così che funziona la ricerca seria.
Infine, una nota sul libero pensiero: per fortuna, quello c’è già! Nessuno ha voluto mettere a tacere o “cancellare” Hancock! Piuttosto, si chiede di presentare le sue teorie per quello che sono: finzione. Tali teorie saranno smesse di essere considerate tali quando qualcuno di questi autori presenterà delle prove concrete e con dei metodi seri e non con decontestualizzazioni e reinterpretazioni.
Finora nessuno di tali autori ha fatto niente del genere. Anzi, tutte le presunte prove elencate, anche quelle “scomode”, sono sempre state trovate, portate alla luce, studiate e divulgate dagli accademici, quelli che secondo questo sarebbero “dogmatici”. Per contro, nessuno degli alternativi messi insieme, in diversi decenni, ha mai scoperto niente di concreto.
A me sembra che il tizio che ha scritto quel post – dai toni a mio avviso inutilmente melodrammatici – abbia reagito a sua volta in modo dogmatico, non sopportando che venga criticato ciò in cui lui crede. Va ricordato che ci crede senza prove, proprio come accade con la fede religiosa.
Alle presunte “prove” della pseudostoria, ho già dedicato un video a suo tempo:
Grazie mille come sempre, dott. Cuscito, per il suo pensiero;
la società civile e l’opinione pubblica italiane hanno bisogno di persone come lei, che dedicano tempo e risorse per affinare i nostri strumenti di analisi della realtà e per aumentare il rigore richiesto (e richiestoci) per sostenere e sposare una determinata tesi.
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